Area Psichiatrica
Viaggio nella follia (se il cuculo cade dal nido)
Le scienze dello spirito, e in particolare la psichiatria, intendono proporsi come scienze sul modello della medicina. Ma già Aristotele riconosceva erronea questa impostazione, pensando alla medicina non come a una scienza, ma come a un'arte. Il problema nasce dal fatto che non c'è ancora una differenza riconosciuta tra malattia del corpo e malattia della mente, perché mentre lo studio che si occupa della malattia del corpo si esercita su entità misurabili, lo studio che intende occuparsi dello spirito non ha superfici. Infatti gli eventi psichici sono inosservabili e non esistono test diagnostici. Ciò induce a pensare che l'istinto segreto della scienza sia la paura dell'incalcolabile. Tutti questi enigmi riconducono all'enigma della soggettività e sono quindi inseparabilmente connessi all'enigma della tematica e del metodo delle scienze dello spirito. Se la scienza vuole essere oggettiva, deve per ciò stesso prescindere dalla soggettività: solo che nelle scienze dello spirito la soggettività è il loro oggetto, e il loro statuto è aporetico fin dalle premesse. Sorge il legittimo sospetto, dunque, che la "cura" proposta dalla psichiatria debba convertirsi in un "prendersi cura" e che la nozione stessa di malattia mentale vada rivisitata, se non abrogata, come non smettono di predicare gli psichiatri Thomas Szasz e Allen Frances, per i quali la malattia mentale non esiste.
Volume esaurito, prossimamente in ristampa. Chiedi una copia direttamente all’autore nella sezione “Contatti”.
Viaggio nella follia Vol. II°Uscito a giugno 2022
Questo volume insiste sulla presenza, e non sull’equivalenza.
Quindi sull’esistenza, e non sull’animazione della materia.
Quindi sull’anima, e non sul cervello.
Quindi sull’intero, e non sull’aggregato di parti.
Quindi sul corpo che “è-sempre-con-me”, e mai davanti-a-me.
Quindi sulla Lebens-welt (mondo della vita), e non sul laboratorio.
Quindi su “questo”, e non sull’Idea di questo.
Quindi sul “la cosa stessa”, non sulla metafora,
“Come lo è la geografia rispetto al paesaggio, in cui originariamente è possibile imparare che cos’è una foresta, un monte o un fiume”. Il “mondo della vita” non ha bisogno di descrizioni, perché è già lì prima che giunga qualunque descrizione rassicurante il cui “istinto segreto” è togliere al mondo il suo aspetto pauroso. La follia “è già lì” prima che la ragione la trasformi in malattia, così disarmandola. Ma finché al mondo ci sarà amore, regnerà incontrastata la follia che lo genera e lo sottende.
Uscito il 2020Il sogno iniettato nella veglia
Profondità e abissi nelle tossicodipendenzeuscito il 30 agosto 2020
La droga non piove dal cielo. Noi produciamo droga e anti-droga, e in ambedue i casi non possiamo né non produrre droga né evitare di contrastarla. Il successo della droga sta tutto in questa situazione immodificabile e paradossale. È un processo che noi stessi abbiamo scatenato e che si svolge ormai senza di noi con l’implacabilità di una catastrofe naturale; regna, fortunatamente o disgraziatamente, l’inseparabilità del bene e del male, e quindi l’impossibilità di promuovere l’uno senza promuovere al tempo stesso l’altro.
Guarda il Booktrailer
Schizophrenia
Sia Kraepelin che Bleuler credevano che la schizofrenia fosse la conseguenza di una alterazione di ordine chimico, anatomico o patologico del cervello. Ma Bleuler confessa che la natura della maggior parte dei disturbi mentali è tuttora oscura e che non sappiamo che cosa sia realmente il processo morboso schizofrenico. E Kraepelin, che pensava di averne provato l'universalità etnografica si era sbagliato, perché aveva confuso il delirio di un primitivo con quello dei suoi pazienti. Per parlare propriamente, gli schizofrenici non esistono che grazie alle virtù pratiche della nostra attività di classificazione. Questo volume sostiene che, come già Bleuler riconosceva, tutti si nasce con innumerevoli identità, di cui solo una ci è nota, quella che chiamiamo "Io" o "Me", che è un prodotto del pensiero. L'"Io" ha il compito di amministrare e contenere tutte le altre che, pari a quella egemone, a nostra insaputa ci abitano. Perché abbiamo molte identità? La funzione delle mille identità consiste nel rendere l'uomo adattabile alle mille varie circostanze della vita, che nell'uomo si presenta multiforme in base alla variabilità del mondo, e che nell'animale è invece unidirezionale, in base alla staticità dell'ambiente specifico dove stimoli e reazioni hanno un unico possibile esito. Quando la psichiatria capirà che l'anima non è una cosa?